La Fauna

La fauna associata beneficia della grande produttività dei fondali delle Secche: gli organismi vegetali, infatti, forniscono abbondante biomassa che costituisce le fondamenta di una complessa rete trofica. Il popolamento ittico è uno dei tratti distintivi dell’AMP, con specie stanziali e “di passo”: ma non ci sono solo pesci! La presenza di rettili e cetacei è confermata dai numerosi avvistamenti.

L’AMP custodisce e tutela una diversità di forme viventi molte delle quali sono integrate nella cultura e nella storia di Roma sin dai suoi albori.

Gorgonie

Non mancano i coralli sui fondali delle Secche di Tor Paterno. Le gorgonie, con le specie Paramuricea clavata (gorgonia rossa), Eunicella cavolini (gorgonia gialla) ed Eunicella singularis (gorgonia bianca), sono gli organismi eretti maggiormente responsabili per la formazione delle foreste animali nell’AMP. Si tratta di organismi coloniali con migliaia di polipi che vivono insieme su uno scheletro proteico comune: questi polipi sono piccoli e possiedono 8 tentacoli piumati. Le gorgonie assumono diverse forme, da ventagli piatti a strutture ramificate simili ad alberi, e colori che variano notevolmente da specie a specie. La gorgonia rossa (P. clavata) presenta colonie alte fino ad 1 m e colonizza i fondali oltre i 25 m di profondità. La gorgonia gialla (E. cavolini) forma colonie che possono arrivare fino a 50 cm in altezza che ospitano piccoli polipi di 2 mm di diametro. Le gorgonie bianche (E. singularis), analogamente ai coralli delle barriere coralline, ospitano alghe simbionti che effettuano la fotosintesi e costituiscono un sostentamento sicuro per la colonia. Sui fondali delle Secche di Tor Paterno è presente anche un corallo parassita delle gorgonie in grado di attaccarle, ricoprire i polipi e impossessarsi della struttura scheletrica, soprattutto ai danni delle gorgonie rosse. Si tratta di Savalia savaglia, un organismo dal colore giallo acceso, conosciuto in inglese come “Gold coral – Corallo d’oro”, che affascina subacquei e studiosi.

Particolare dei polipi delle colonie di Eunicella cavolini, Eunicella singularis, Paramuricea clavata, e Savalia savaglia.

La fauna associata beneficia della grande produttività dei fondali delle Secche: gli organismi vegetali, infatti, forniscono abbondante biomassa che costituisce le fondamenta di una complessa rete trofica. Il popolamento ittico è uno dei tratti distintivi dell’AMP, con specie stanziali e “di passo”: ma non ci sono solo pesci! La presenza di rettili e cetacei è confermata dai numerosi avvistamenti.

L’AMP custodisce e tutela una diversità di forme viventi molte delle quali sono integrate nella cultura e nella storia di Roma sin dai suoi albori.

Gorgonie

Non mancano i coralli sui fondali delle Secche di Tor Paterno. Le gorgonie, con le specie Paramuricea clavata (gorgonia rossa), Eunicella cavolini (gorgonia gialla) ed Eunicella singularis (gorgonia bianca), sono gli organismi eretti maggiormente responsabili per la formazione delle foreste animali nell’AMP. Si tratta di organismi coloniali con migliaia di polipi che vivono insieme su uno scheletro proteico comune: questi polipi sono piccoli e possiedono 8 tentacoli piumati. Le gorgonie assumono diverse forme, da ventagli piatti a strutture ramificate simili ad alberi, e colori che variano notevolmente da specie a specie. La gorgonia rossa (P. clavata) presenta colonie alte fino ad 1 m e colonizza i fondali oltre i 25 m di profondità. La gorgonia gialla (E. cavolini) forma colonie che possono arrivare fino a 50 cm in altezza che ospitano piccoli polipi di 2 mm di diametro. Le gorgonie bianche (E. singularis), analogamente ai coralli delle barriere coralline, ospitano alghe simbionti che effettuano la fotosintesi e costituiscono un sostentamento sicuro per la colonia. Sui fondali delle Secche di Tor Paterno è presente anche un corallo parassita delle gorgonie in grado di attaccarle, ricoprire i polipi e impossessarsi della struttura scheletrica, soprattutto ai danni delle gorgonie rosse. Si tratta di Savalia savaglia, un organismo dal colore giallo acceso, conosciuto in inglese come “Gold coral – Corallo d’oro”, che affascina subacquei e studiosi.

Particolare dei polipi delle colonie di Eunicella cavolini, Eunicella singularis, Paramuricea clavata, e Savalia savaglia.

Polpo comune

Octopus vulgaris‚ il polpo comune o verace‚ è un mollusco della classe Cephalopoda che deve il suo nome scientifico alle otto braccia, ciascuna munita da una doppia fila di ventose. Oltre alle sue doti mimetiche che lo rendono in grado di modificare forma e colore del corpo in base alle necessità questo animale è anche dotato di un’intelligenza del tutto unica. I polpi possiedono grandi lobi ottici, aree del cervello dedicate alla visione che, assieme all’occhio, dotato una struttura complessa, analogo a quella dei vertebrati, gli permette di mettere a fuoco gli oggetti in maniera accurata.

Il polpo colonizza soprattutto la porzione più superficiale delle Secche di Tor Paterno, dove si nasconde nei buchi o nelle fessure del fondale roccioso. Le tane sono spesso riconoscibili dall’accumulo di conchiglie e ciottoli che si trovano prima del suo ingresso: questa strategia consente all’animale di mimetizzarsi e creare una barriera fisica per contrastare i predatori. Data la conformazione del fondale, è possibile osservare gli esemplari di questa specie in tutti i siti d’immersione.

Un esemplare di Octopus vulgaris in tana con numerosi ciottoli a protezione della stessa.

Corvina

La corvina, Sciaena umbra, presenta una colorazione corporea grigio-bruna con riflessi bronzei e margini delle pinne dorsali e caudale verdi. E’ un pesce comune nel Mediterraneo: può arrivare a una lunghezza di 50 centimetri fino ai quattro chilogrammi di peso: Pesce molto elegante e dai movimenti sinuosi, vive generalmente tra 5 e 60 m di profondità, seppur si rinviene frequentemente tra i 15 e 40 m. L’habitat ideale è rappresentato dai fondali rocciosi costieri articolati, meglio se in vicinanza di praterie di Posidonia oceanica: le Secche di Tor Paterno rappresentano un sito ideale per la corvina, che è qui presente con numerosi individui avvistati di frequente dai subacquei visitatori. È una specie gregaria e sedentaria che ama formare gruppi numerosi d’individui circa della stessa taglia, che sostano in prossimità di grotte e spacchi dalla morfologia spesso non troppo articolata. Non è raro osservare i giovani individui danzare mollemente davanti alle aperture della tana, mentre gli esemplari adulti li osservano dall’interno come severi genitori. Presenta abitudini crepuscolari e notturne, infatti proprio nei momenti in cui la radiazione solare è meno incidente, si allontana dalla sua dimora per cibarsi di molluschi, crostacei e policheti. Questo pesce produce delle vocalizzazioni peculiari, oggetto di numerosi studi. Numerose testimonianze archeologiche sottolineano l’importanza che la corvina rivestiva nella cultura e nelle usanze dell’antica Roma.

Una corvina all’ingresso della propria tana.

Cernia

La cernia bruna, Epinephelus marginatus, è un pesce dalla mole robusta e imponente, con una livrea di norma brunastra costellata da macchie irregolari di colorazione variabile (dal giallo all’argento). Il colore varia in funzione dell’umore dell’animale: livrea scura a tre macchie chiare sotto la pinna dorsale indica uno schema di colore legato ad aggressività territoriale; livrea chiara osservabile nelle giovani femmine che nuotano in acque libere; livrea a striature argentee e grandi macchie è lo schema di colore dei grossi maschi in periodo riproduttivo. La cernia può arrivare a 1 m di lunghezza e a circa 60 kg di peso. La cernia è la regina incontrastata dei fondali rocciosi, tormentati e ricchi di cavità e anfratti inaccessibili: le praterie di Posidonia l’attraggono solo quando sotto le foglie ci sono scogli e tane in grado di fornire un sicuro riparo. Questo pesce è molto abbondante sui fondali dell’AMP, dove le misure di gestione permettono il mantenimento di una consistente popolazione protetta dal fattore di disturbo che decima le popolazioni naturale: la pesca.

Questo pesce è un vorace predatore di cefalopodi (polpi e seppie) ma non disdegna anche i piccoli pelagici come sardine e acciughe alle quali tende agguati fulminei, appostandosi in zone di passaggio e catturandoli con la sua grande bocca, che aperta di scatto, funge da vera e propria macchina aspiratrice, lasciando nessuna via di fuga all’ignara preda. La cernia aveva un ruolo significativo nella cultura, nella dieta e nell’economia dell’antica Roma: molto apprezzata per il sapore delle sue carni, veniva regolarmente pescata, lavorata e conservata con numerose tecniche per poi essere commercializzata in tutto l’impero.

Due cernie brune, Epinephelus marginatus, sui fondali delle Secche di Tor Paterno.